(detto
il Confessore). Teologo e filosofo bizantino. Di nobile famiglia,
intraprese gli studi filosofici e abbracciò la carriera civile.
Segretario personale di Eraclio, si fece monaco nel 614 nel monastero di
Crisopoli e si trasferì nel 624 a Cizico. Nel 626, costretto a fuggire
dai Persiani, trovò rifugio ad Alessandria e nel 632 si spostò a
Cartagine. Qui si dedicò interamente agli studi teologici. Lottò
contro il monotelismo (nel 645 ebbe un pubblico contraddittorio con Pirro,
già patriarca di Costantinopoli e capo dei monoteliti) e il monofisismo.
Nel 646 si recò a Roma e ottenne la convocazione del Concilio Lateranense
(649) che condannò il monotelismo, il monofisismo e i decreti imperiali
che avevano appoggiato le due eresie. Fatto arrestare dall'imperatore Costante
II, fu prima torturato e poi mandato in esilio nel Caucaso. Compose varie opere
esegetiche (
Orationis dominicae brevis expositio,
Quaestiones ad
Thalassium,
Quaestiones et dubia), trattati (
Disputatio cum
Pyrrho), commenti (
Ambigua in Gregorium Nazianzenum,
Scholia in
beati Dionysii libros), opere liturgiche (
Mistagogia), opere
ascetiche e mistiche (
Liber asceticus,
Centuriae) (Costantinopoli
580 - Schemari, Caucaso 662).